VOICEAT porta alla ribalta la MANTELLA e la sartorialità italiana
Postato da ANNALAURA GIANNELLI

Accessorio must nell'armadio di ogni donna, la mantella è risaputamente espressione di classe e di eleganza ma non di meno - nel gioco evolutivo che l'ha accompagnata nei secoli – di fascino e mistero.
Ha avvolto con drappi pregiati gli antichi greci e gli antenati romani, ma anche gli imperatori e le imperatrici di tempi lontanissimi di cui pure ci giungono gli echi dal racconto dei testi e dell'iconografia classica. In particolare, la clamide imperiale veniva indossata dai generali vittoriosi o dagli imperatori e dalle imperatrici. Era intessuta d'oro e realizzata in seta di color porpora; lunga fino a toccare il pavimento, rappresentava il divino in terra.
Questo indumento era ritenuto estremamente importante nella storia antica in quanto, in base al tessuto e al colore ma anche al modo in cui veniva indossato, al drappeggio e alla lunghezza indicava lo status sociale di chi lo indossava.
Sempre presente nel corso dei secoli, la mantella è stata inventata e riadattata nelle misure, nelle lunghezze, nei decori e ribattezzata infinite volte.
Per non dimenticare che è stata anche un utile escamotage, per via dell'ampio cappuccio (presente in molte versioni), a nascondere la persona e occultarne l'identità.
Col Rinascimento arriva il mantello lungo in broccato e decori floreali in diverse varianti tra cui la giornea (aperta lateralmente e chiusa da una cintura in vita) la guarnacca (foderata in pelliccia con maniche ampie e decorate) il lucco (lungo in panno scuro o scarlatto e utilizzato solo dai nobili).
Nel Milleseicento è il capo preferito dai principi guerrieri e dai cavalieri. Capo iconico nel Settecento e nell' Ottocento è il tabarro veneziano indossato indisintamente da donne e uomini di ogni classe. Suo discendente sarà il paltò.
Nel Novecento la mantella torna in auge, in particolare, negli anni 20 con lo stilista francese Jeanne Lanvin che dedicò a questo capo grande interesse e dedizione fino a renderlo iconico con la storica mantella a forma d’uovo in velluto nero e bordi di pelliccia bianca, ricami con perle rosa ed argento, realizzata nel 1926.
Da quel momento in poi i più grandi couturier del Novecento hanno realizzato mantelle nell'ottica di valorizzare una femminilità mai banale e scontata. Fatta eccezione per gli anni '80, infatti, la mantella è un must d'ogni tempo sebbene non più valorizzata per quanto in grado di esprimere.
A riportarla in auge ci pensa VOICEAT (la raffinata maison pugliese nata con la mission di nobilitare la moda fornendole contenuti in grado di veicolare messaggi di valore etico e sociale) che la rende capospalla esclusivo delle proprie collezioni. Rigorosamente Made in Italy e di fattura sartoriale la mantella di Voiceat, in edizione limitata, ha già beneficiato dell'apprezzamento di Luisa Espanet di VOGUE (“...deliziose le mantelle-giacca con colletto in piedi e con il ciondolo che pende in fondo alla zip”).
Fresco e pulito il taglio, giovanile e svelta la misura, elegante e morbido l'assetto, capo irresistibile per una ritrovata eleganza da tempo smarrita tra piumini e bomber omologati, dalla perduta femminilità.
Dopo il successo della mantella invernale in panno di lana in variante black e red (che ha registrato il sold out) c'è grande attesa per la nuova mantella/impermeabile dedicata alla imminente stagione primaverile (a breve disponibile sul sito e-commerce www.voiceat.it).